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venerdì 12 dicembre 2025

PSICO-COSE — il Blog di Federica Giusti

Federica Giusti

Laureata in Psicologia nel 2009, si specializza in Psicoterapia Sistemico-Relazionale nel 2016 presso il CSAPR di Prato e dal 2011 lavora come libera professionista. Curiosa e interessata a ciò che le accade intorno, ha da sempre la passione della narrazione da una parte, e della lettura dall’altra. Si definisce amante del mare, delle passeggiate, degli animali… e, ovviamente, della psicologia!

​Kintsugi: quando le crepe diventano preziose

di Federica Giusti - venerdì 12 dicembre 2025 ore 08:00

Nella tradizione giapponese esiste un’arte antica chiamata Kintsugi, che consiste nel riparare vasi e ceramiche rotte usando una lacca mescolata a polvere d’oro. Le fratture non vengono nascoste: vengono evidenziate, trasformate nella parte più preziosa dell’oggetto.

Ognuno di noi porta con sé esperienze dolorose e segnanti: fallimenti, lutti, traumi, momenti in cui qualcosa dentro sembrava rompersi. Spesso cerchiamo di nasconderle agli altri, alcune volte addirittura a noi stessi, ma invece la tecnica del Kintsugi ci suggerisce un’altra strada, ossia quella di accettare le nostre crepe, riconoscerle e trasformarle in qualcosa di significativo.

Quando un vaso si rompe, non potrà mai tornare esattamente com’era. E non so voi ma io di vasi nella vita, in quanto capo supremo dei maldestri, ne ho rotti molti!!! Lo stesso vale per le persone: dopo un evento difficile non si torna “come prima”, ma si può andare avanti diventando diversi, talvolta più consapevoli, più sensibili, più forti. La guarigione, quella emotiva in particolare, non è un ritorno allo stato originario, ma un processo di ricostruzione. Quella striscia sottile dorata rappresenta proprio la cura verso noi stessi, la nostra capacità di dare un nuovo senso alle esperienze dolorose e l’attenzione a quelle relazioni che ci aiutano a guarire. E proprio il fatto che siano visibili, le rende ancora più importanti.

Da un punto di vista prettamente psicologico, la tecnica giapponese del Kintsugi può essere una valida metafora dell’accettazione, della convivenza con i nostri dolori e traumi, della nostra capacità di resistere agli urti della vita, insomma un modo non per eliminare un dolore ma per trasformarlo, in modo da non essere giudicanti verso noi stessi e verso le nostre vulnerabilità.

Della serie: “un giorno questo dolore ti sarà utile”. Utile a cosa? potrete chiedervi. Beh ad accogliere le vostre fragilità come parti integranti di voi, a chiedere aiuto quando ne avete bisogno, a trasformare le ferite in risorse, e a guardare a momenti difficili come possibili nuovi inizi.

Perché un vaso rotto non è solo qualcosa da buttare.

Federica Giusti

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