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Toscani in TV venerdì 19 marzo 2021 ore 16:35

Val di Farma: la Toscana selvaggia e quasi deserta

Piloni e Torniella due borghi tra Siena e Grosseto rivali per definizione ma uniti nelle forti tradizioni comuni di giochi, piatti e artigianato unici



PROVINCE DI GROSSETO E SIENA — Adagiati nelle distese boschive che si estendono tra la provincia di Siena e quella di Grosseto, sorgono questi luoghi fuori dal tempo. Borghi distanti da tutto meno che dalla serenità, Torniella e Piloni, appaiono come un miraggio in questo documentario di Linda Tugnoli targato Geo

Il programma di Rai3 riserva spesso uno spazio per raccontare luoghi come questo, simbolo di armoniosa integrazione tra uomo e natura, che nonostante il mondo si muova a gran velocità in un’altra direzione, scelgono l’ancoraggio alle proprie radici intrise di abitudini, valori e tradizioni. 

Negli anni ’50 un comitato di rappresentanza della popolazione, innescò una causa per riattivare una consuetudine chiamata ‘Usi civici’. L'uso civico è un diritto di godimento collettivo che si concreta, su beni immobili, in varie forme (caccia, pascolo, legnatico, semina), spettanti ai membri di una comunità, su terreni di proprietà pubblica o di privati (spesso, in questo secondo caso, proprietà nobiliari di origine feudale). Fu anche in questo caso, Ranieri feudatario di Torniella ad aver lasciato al nucleo rurale del paese, l’utilizzo dei suoi territori per allevamento e raccolta del legname. Legname molto prezioso, insieme all’acqua, anche per il funzionamento delle forgie, in cui si lavorava il ferro proveniente dall’Elba per produrre la ‘spugna di ferro’ da mandare ai fabbri di Siena. 

La ferriera di Torniella, oggi anche museo per la volontà di un comune cittadino, risale al XV secolo secondo quanto riportato in un memoriale. Il ferro serviva anche per produrre gli attrezzi che gli artigiani utilizzano ancora oggi come racconta Francesco, scalpellino che ancora oggi utilizza attrezzi secolari e tecniche etrusche come quella dei ‘punciotti’ di legno per spaccare la pietra da cui il detto “l’uomo col suo ingegno spaccò la pietra col legno”.

Artigiano è anche Francesco che fabbrica coltelli con manici in materiale naturale decorati dalla moglie, secondo antichi modelli e disegni come il coltello maremmano ottocentesco. Conservare e tramandare ciò che si è appreso di importante quindi, ma anche di ludico come il gioco della pallina, così lo chiamano Isa e Renata, le due signore che ogni anno alla fine del torneo preparano il pasto per la festa a base di acqua cotta, per 200 persone. 

Il gioco della ‘palla eh!’ (dal grido "eh!" del mandatore al momento della battuta), è chiamato anche ‘palla 21’ per il 21 giocatori ed è praticato solo in questa zona della Toscana. E’ un antico gioco che sembra risalire storicamente a giochi praticati dai Romani, mutuati dai Greci ma che appassiona anche le nuove generazioni mai stanche di organizzare partite nella piazza di Piloni. Alla pallina ci pensa l’artigiano del paese, Ilo, che sin da piccolo ha imparato a rivestire le palline di piombo da pesca con stoffa elastica ricucita ad arte come ennesimo esempio di conservazione di sapienze antiche da passare o lanciare di mano in mano. 

Anche Lilia speriamo che insegni come fa il suo raviggiolo col latte fresco appena munto, messo a scolare tra le foglie di felce fresca anche perché quello è un formaggio che non arriva in città e chi lo vuol assaggiare deve andare un po’ fuori dal mondo, nella Val di Farma dove tutto sembra semplicemente andare, come deve andare.

Elisa Cosci
© Riproduzione riservata


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