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giovedì 28 marzo 2024

LA BIBLIOTECA DI BABELE — il Blog di Francesco Feola

Francesco Feola

Francesco Feola, cilentano di Ascea, da anni è emigrato a Pisa (per studio, per amore, raramente per soldi), dove si è laureato in Lingua e Letteratura Italiana, e dove ora è Dottorando di Ricerca in Studi Italianistici. Legge tanto e talvolta scrive qualcosa che lo soddisfa, strimpella una vecchia chitarra classica e come mentore di Pisa CoderDojo cerca di insegnare ai bambini a programmare.

Se questo è un Nobel, di Bob Dylan

di Francesco Feola - martedì 25 ottobre 2016 ore 10:20

Molti amici mi hanno chiesto e continuano a chiedermi se il Nobel per la Letteratura a Bob Dylan “ci può stare”. Infatti, tra le ultime designazioni dell’Accademia di Svezia per l’ambito premio, a questa memorabile del 13 ottobre 2016 sembra che il mondo intero si sia riscoperto da sempre in contesa, tra chi difende strenuamente Bob e chi lo vilipende con le sue frecciatine (come se a lui tutto questo importasse qualcosa).

E in Italia, tutti Guelfi e Ghibellini, Montecchi e Capuleti, Riotta e Baricco. Mi riferisco, ovviamente, alla polemica sollevata dallo scrittore Alessandro Baricco, che per il Nobel conferito al cantautore statunitense ha dichiarato: “Che c’entra con la letteratura? Meglio dargli un Grammy Award”, cui il giornalista Gianni Riotta ha replicato: “Caro Baricco, Bob Dylan c’entra davvero molto con la letteratura. Tu, piuttosto, sei proprio sicuro di entrarci qualcosa, anche solo un pochino, di striscio magari?”. Vabbè, questa Baricco se l’è proprio cercata, e l’impietosa ira funesta della rete si è già scagliata abbondantemente su di lui!

Tornando al punto, soprattutto noi italiani non avremmo dovuto dimenticare così presto che anche nel 1997 il Premio Nobel per la Letteratura a Dario Fo fece discutere non poco, anche in quel caso perché gli si additava il fatto di non essere un “letterato puro”, se così vogliamo dire. È un premio, anche se sarebbe meglio dire il premio, ma come ogni premio ha una giuria, composta da illustri accademici, sì, ma che sono guidati pur sempre dal loro gusto personale, certo autorevole, ma pur sempre condivisibile oppure no.

Comunque, davvero un Mistero buffo l’assegnazione del Nobel per la Letteratura a Bob Dylan nello stesso giorno in cui è morto Dario Fo. Due Nobel così controversi, il giullare e il menestrello, com’è stato detto. E forse solo questa fatidica coincidenza avrebbe dovuto esserci di monito, invitarci a riflettere prima di sfruttare, senza pensarci troppo, quei warholiani “quindici minuti di celebrità” che la rete crediamo ci assicuri (sono sempre più convinto che Umberto Eco avesse ragione quando affermò che i social danno il diritto di parola a “legioni di imbecilli”, o meglio webeti, per usare il tagliente neologismo di Enrico Mentana).

Secondo me così tanti dubbi sorgono perché, anche volendone allargare la definizione, la Letteratura resta nell’immaginario comune quella cosa che si fa sui libri e attraverso i libri, parole scritte per essere principalmente lette su una pagina, piuttosto che ascoltate in una canzone.

Ma le cose cambierebbero diametralmente se solo si parlasse di Nobel per la PAROLA, anziché per la Letteratura, Nobel per l’uso della parola. Perché Bob Dylan è stato insignito del Nobel per la Letteratura per aver usato la parola in modo poetico, o meglio, per citare la motivazione dell’Accademia svedese, “per aver creato una nuova espressione poetica nell’ambito della grande tradizione della canzone americana”.

E mi vengono in mente, a questo proposito, le bellissime parole del filosofo antico Gorgia da Lentini, che nel suo Encomio di Elena scrisse:

“La parola è una potente signora, che pur dotata di un corpo piccolissimo e invisibile compie le opere più divine: può far cessare il timore, togliere il dolore, produrre la gioia e accrescere la compassione”.

Francesco Feola

Articoli dal Blog “La biblioteca di Babele” di Francesco Feola