Cronaca

Strage di Ustica, si riapre il caso Dettori

La figlia di Dettori, che era al radar di Grosseto quando l'aereo si squarciò, ha chiesto alla Procura di riaprire l'inchiesta sulla morte del padre

Quella notte del 27 giugno 1980, quando l'aereo dell'Itavia si squarciò in volo, il maresciallo dell'aeronautica Alberto Dettori era di servizio al radar di Poggio Ballone, Grosseto. Poi sette anni dopo fu trovato morto impiccato, ma la famiglia non ha mai creduto che si fosse suicidato, anzi hanno sempre creduto che fosse stato ucciso, perché forse sapeva qualcosa che non doveva essere detto.

Per questo 29 anni dopo, la figlia Barbara Dettori ha deciso di presentare in Procura a Grosseto un esposto per chiedere una nuova inchiesta per far luce sulla morte del padre.

"Mio padre non si sarebbe mai suicidato. Amava troppo la vita e soprattutto la sua famiglia", ha detto Barbara Dettori, che assistita dall'avvocato Goffredo D'Antona e dall'associazione antimafie ''Rita Atria'', ha presentato stamani l'esposto alla procura di Grosseto. L'avvocato D'Antona non ha voluto rivelare il contenuto dell'esposto, limitandosi a spiegare che è accompagnato da nuovi elementi che riguardano anche altre morti sospette legate alla strage di Ustica.

"Deve essere finalmente fatta giustizia - ha detto ancora la donna -. Bisogna raccontare i fatti come sono realmente accaduti". 

Per i familiari il maresciallo sarebbe stato ucciso. In una nota dell'Associazione Antimafie, tra l'altro, si ricorda che il maresciallo Dettori nei giorni successivi al 27 giugno 1980, chiamò il capitano Mario Ciancarella, radiato dall'Aeronautica nel 1983 (da anni sta chiedendo di essere reintegrato), dicendogli: "Siamo stati noi". 

Sempre secondo l'Associazione, Dettori avrebbe detto ai propri familiari: "Sta scoppiando la terza guerra mondiale", chiudendosi poi nel silenzio assoluto sulla vicenda fino alla sua morte.