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Attualità mercoledì 08 marzo 2017 ore 16:09

"In Maremma la più alta incidenza dei voucher"

Dalla Cgil di Grosseto la denuncia di una situazione divenuta insostenibile e lancia la proposta alternativa per la campagna di abolizione dei voucher



GROSSETO — "La battaglia per un nuovo statuto dei lavoratori che includa diritti fondamentali come la tutela di maternità e malattia anche per lavoratrici autonome e precarie passa dalla vittoria dei due referendum sul lavoro proposti dalla Cgil. Battaglia che è solo all’inizio – ha spiegato il segretario della Cgil Claudio Renzetti – ma sulla quale siamo fiduciosi, perché abbiamo quotidianamente il polso di quanto le nostre proposte intercettino l’attenzione del mondo del lavoro e dei tanti cittadini che incontriamo".

Quello dei voucher, in questo senso, è uno degli argomenti più sentiti, perché la struttura produttiva della provincia di Grosseto ha favorito in questi anni un ricorso massiccio a questa forma di retribuzione, precarizzando in modo significativo la condizione di moltissimi lavoratori che prima venivano assunti con contratti stagionali a tempo determinato.

Nel 2016 a Grosseto sono stati utilizzati 707.608 voucher. A farla da padrone, non a caso, sono i 167.613 voucher acquistati per retribuire i lavoratori nel settore del turismo, e i 101.334 del commercio o i 56.372 dei servizi. "Ma il dato più sconcertante - ha sottolineato Renzetti - è che quasi la metà dei buoni lavoro (303.221) sono riconducibili ad attività non classificate, il che dimostra che la normativa in vigore, acquisto in tabaccheria insieme alle sigarette contestuale a una tracciabilità parziale solo timidamente abbozzata, non consente all’Inps nemmeno di comprendere come vengono realmente utilizzati e da chi".

"Come ci confermano molti lavoratori ai nostri uffici vertenze, - ah aggiunto - spesso il ricorso ai voucher è risultato molto conveniente per chi voleva pagare in nero una bella fetta del lavoro finora retribuito coi tradizionali contratti stagionali. Questo meccanismo perverso ha favorito un’enorme precarizzazione e impoverimento di ampie fasce di lavoratori stagionali, che oltretutto si sono visti privare anche del diritto alla indennità di disoccupazione (Naspi). Non avendo più nemmeno l’ammortizzatore sociale che in parte li salvaguardava durante i periodi di forzata astensione dal lavoro".

Per la Cgil i voucher vanno aboliti perché non sono riformabili. Con gli articoli 80 ed 81 della nostra “Carta dei diritti universali del lavoro” è stato proposto un nuovo strumento ma più giusto, che regolamenti il lavoro veramente occasionale: un tetto di 2.500 euro all’anno su un massimo di 40 giornate lavorative, contributi previdenziali e assicurativi certi, controllo pubblico e tracciabilità tramite badge elettronico di chi acquista e fa lavorare e chi lavora, obbligo della comunicazione preventiva dell’orario che verrà svolto. 

Proposte nell'ambito della campagna “Libera il lavoro con 2 Sì, tutta un’altra Italia” a sostegno dei due referendum per abolire i voucher e per il ripristino della clausola di responsabilità solidale negli appalti.


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